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22 maggio 2012

Il dattero di mare


Roccia perforata da datteri di mare
Il dattero di mare 
(Lithophaga lithophaga) è una  specie  protetta e non commercializzabile; è un mollusco bivalve della famiglia Mytilidae  che deve il suo nome, a lithos (pietra) e phagein (mangiare), per la capacità di perforare le rocce sommerse e vivere al loro interno; è dotato di una conchiglia equivalve, (composta cioè da due parti identiche fra loro), molto allungata e con le due estremità arrotondate, la forma allungata e il colore bruno castano ricordano il frutto del dattero, da cui il termine “dattero di mare”.

 Sulla faccia esterna delle valve sono ben evidenti le linee della crescita, che appaiono come sottili striature concentriche e radiali; può raggiungere le dimensioni massime di 8-10 cm ed è stato calcolato che raggiunge la lunghezza di 5 cm dopo circa 15-20 anni;
tale crescita lentissima, ha sempre scoraggiato qualsiasi tentativo di allevamento; vive all'interno di rocce calcaree corrodendole tramite secrezioni acide e si nutre di materiale organico che raccoglie estroflettendo una sorta di sifone al di fuori della galleria; è reperibile in tutti i mari del mondo, anche nei mari tropicali, all'interno delle barriere coralline; in particolare è rinomato  in tutto il bacino del Mediterraneo, specialmente nella penisola sorrentina e  nei fondi rocciosi del Golfo di La Spezia, è rara la sua presenza nell’Atlantico orientale.

 Il dattero di mare è sempre stato un mollusco di notevole pregio gastronomico: al tempo degli antichi  Romani era molto apprezzato, gli veniva attribuito un potere afrodisiaco ed era consumato  crudo o impiegato nelle zuppe.E' stato calcolato che per preparare un piatto di linguine ai datteri di mare, era necessario distruggere 1metro quadro di superficie marina: per pescare i datteri, si frantumavano infatti interi banchi di scogli.
 Il divieto di raccolta , che in passato era  molto intensiva, di questo mollusco, ( addirittura con l’impiego di martelli pneumatici o di altri attrezzi a percussione) è stabilito ai sensi dell’art. 8 del Regolamento (CE) 1967/2006 (e in precedenza del D.M. 16 ottobre 1998) ; è esteso, in tutte le coste italiane, con il divieto di pesca del dattero di mare e del dattero bianco con qualsiasi attrezzo. Tuttavia, in alcuni casi la pesca di frodo continua ad essere praticata.....:(((
Per non privare i buongustai di questo prodotto si stanno tentando diversi progetti di allevamento, in cui i datteri bianchi, che hanno una crescita più veloce,  verranno messi a dimorare in appositi blocchi di cemento, la cui distruzione al momento della raccolta non causerà alcun danno ecologico o paesaggistico, ma fino a quel momento ci limiteremo solo a guardarli facendo snorkeling o  nelle foto .
Se non vogliamo causare  danni  irreparabili.cerchiamo di aumentare la nostra sensibilità ambientale ed il rispetto per gli esseri che popolano i nostri meravigliosi mari.






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