28 novembre 2016

‘Mieli dei Parchi di Liguria’ a Calice al Cornoviglio


Ho partecipato alla giornata ‘Mieli dei Parchi di Liguria’ a Calice al Cornoviglio
di Gabriella Molli

Il miele ligure è una realtà che coinvolge giovani e donne. Sì, non solo teste d’argento al castello di Calice, dove si è tenuta alla presenza dei presidenti dei parchi liguri una giornata di premiazione e di valorizzazione del miele di Liguria. Vi sono oggi anche giovani produttori che si stanno dedicando a una professione dura e piena di incognite.
Un esempio, è quello di Andrea Sottanis di Neo Aristeo, che si applica a una scelta di vita con un amore speciale per il miele e a Calice ha ricevuto tanti premi per i suoi mieli. Esempi di miele al femminile del territorio dell’Alta Val di Vara sono le produttrici premiate Paola Ribaditi e Monica Bartolucci. Tanti mieli, tanti territori, ma Calice è il miele. Così, in sintesi, nel discorso di apertura, il sindaco di Calice Mario Scampelli, ha espresso con passione quella che è una realtà ormai consolidata nel territorio ligure. ‘Castellana’ d’eccezione (per un giorno, ovviamente) Paola Carnevali: il direttore del Parco di Montemarcello-Magra-Vara, organizzatore della giornata di studio e premiazione nata con la collaborazione di Slow Food nella persona di Silvano Zaccone, ha condotto quella che si è manifestata anche una grande festa, perché i produttori di miele liguri sono arrivati a ritirare i premi con mogli e figli al seguito, a confermare che il miele ligure nasce con una compartecipazione familiare. Ospite d’eccezione è stato il vicepresidente di Slow Food Silvio Barbero, che ha delineato il quadro reale del cibo oggi, dallo spreco alimentare al consumo non consapevole, alla necessità di un’etica che passi attraverso il buono, pulito e giusto. Con una chiusura della sua ‘mini-lectio’ sulla necessità di promuovere e aiutare i piccoli imprenditori, ha raccolto una letterale ovazione. Altro ospite, sempre d’eccezione, Roberto Costa di Federparchi.  Presente alla premiazione l’assessore regionale Giampedrone. Il quadro del miele ligure, la sua potenzialità e anche la necessità di migliorarne le condizioni di produzione, è stato il grande tema tracciato dal presidente del Parco di Montemarcello-Magra-Vara Tedeschi, che ha ben sottolineato il ruolo strategico degli apicoltori per salvare l’ambiente e (molto importante) si è diffuso sul suo’modello’ di parco che tiene conto del ruolo di tutela e di sviluppo del territorio attraverso attività a lungo termine, capaci di consegnarlo al futuro. Fra i vari interventi, ha destato molto interesse una ricerca sulla minaccia forte della produzione del miele, rappresentata dalla vespa velutina (entomologo Sandro Bortolino, università di Torino), contro la quale è iniziata subito una lotta di contrasto simile a quella del cinipide, che per tanto tempo ha devastato i castagni. Esiste una reale possibilità che l’area della Liguria possa essere invasa. Per ora la vespetta terribile è arrivata solo in una piccola parte del Ponente Ligure. Nel pomeriggio, a cura di Slow Food, non è mancato un momento di degustazione di alcuni mieli liguri ben riconoscibili. Tanto per citarne uno, quello di castagno di Emanuele Rocca della Valle d’Aveto (azienda agricola ‘La Cascinella’) che ha conquistato le papille per quel suo colore ambrato, per l’armonia che non ha permesso al tannino di prevalere, per il gioco felice dell’astringenza e del dolce. Mano esperta e testa di un giovane uomo sapiente, in questo miele, che si è creato un mondo produttivo fatto di sacrifici e anche di coraggio, come prevede il futuro dei giovani imprenditori oggi. La scelta di degustazione dei tanti mieli liguri presenti è stata libera per ogni partecipante, ma tre mieli in piccoli vasetti senza il nome del produttore (acacia, castagno e melata di castagno) sono stati abbinati a un profumato formaggio stagionato di mucca con crosta edibile, selezionato dal sindaco di Calice Mario Scampelli, prodotto da Paola (Adriana) Montanari di Villagrossa. Due mucche soltanto e tanta bravura e sapienza: adopera con il caglio i fermenti lattici che quarant’anni fa è andata cercandosi da un’anziana produttrice di Villagrossa. Il risultato è quello di un formaggio di piccola scala e ‘di nicchia’. 

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